Maione: “Chiaravalle? Una società che lavora benissimo”
A seguito della recente partecipazione della ASD Pallamano Chiaravalle al 16° Festival della Pallamano, Pasquale Maione, ex capitano della nazionale italiana con ben 153 presenze all’attivo in maglia azzurra, ha avuto modo di fare un elogio tramite i social al lavoro che la dirigenza e la società chiaravallese svolgono da anni sul settore giovanile.
Per l’occasione il nostro Francesco Mandolini lo ha intervistato telefonicamente, ecco cosa ha detto il pivot di Casalgrande sul conto della squadra di Chiaravalle:
Maione: A Misano i ragazzi e le ragazze di Chiaravalle erano il gruppo più numeroso, lì ho capito di essere di fronte ad una società che lavora bene. Anche io vengo da una realtà piccola (il Casalgrande) e mi sono avvicinato a questo bellissimo sport perché costretto dal Prof delle medie. A quell’età le amicizie sono importanti e quando hai molti amici che fanno un determinato sport anche tu lo vuoi provare. Vedere oltre 50 ragazzini venire da un paese così piccolo fa bene.
La diffusione della pallamano in Italia dovrebbe quindi partire anche dalle realtà più piccole?
Diciamo che se tutte le società che erano presenti al Festival della Pallamano avessero avuto 50 ragazzini nel loro vivaio saremmo competitivi anche a livello internazionale. Il problema è che nella pallamano in Italia si viene da paesi piccoli. Chiaro che una città ha più numeri e più possibilità di far venire fuori i talenti.
A proposito di talenti, a Misano sei stato colpito da qualche giovane giocatore?
Ho visto la finale per il 3° posto under 13 maschile in cui giocava proprio il Chiaravalle. Sono rimasto molto colpito da Giambartolomei. Quel ragazzo è un fenomeno, il problema però ora sarà farlo crescere. A livello nazionale è tra i più forti per la sua età, ma ad un talento così non vanno bene le squadre di B e A2. Ad esempio in Francia e Germania ci sono accademie legate ai club dove i ragazzini di 15 anni vivono e studiano la pallamano. Se vieni preso in questi posti vuol dire che il talento già ce l’hai e quando vivi e studi lì tutti i giorni è difficile non emergere. Nella squadra piccola, in Italia, senza le stesse possibilità economiche è dura.
A Misano hai anche premiato molti giocatori, tra cui la pivot chiaravallese Caterina Mariniello, come vivi questo contatto con i ragazzi?
Noi giocatori di pallamano per fortuna o per sfortuna non siamo famosi come i calciatori, quindi quando capitano giornate come quelle di Misano, in cui hai 1000 bambini attorno, cerchi di fare di tutto per lasciare un bel ricordo. So bene quanto le foto con i giocatori della nazionale mi hanno fatto felice da piccolo, quindi per me (e per gli altri che erano con me) è un piacere premiare i ragazzi e dedicare loro un po’ del mio tempo.
Hai appena concluso una lunga e prolifica carriera da professionista ed ora ti accingi al passaggio al ruolo di allenatore. Qual’è stata la maglia più importante che hai vestito?
Risposta facile: quella della nazionale. L’unica che ho portato con emozione ed orgoglio fino all’ultimo come fosse la prima volta.
Ultima domanda: hai mai giocato contro Chiaravalle, magari nelle giovanili?
No, non ne ho mai avuto l’occasione da avversario. La prima volta che ne ho sentito parlare è stato tramite Valerio (Sampaolo, portiere della nazionale e prodotto del vivaio della ASD Pallamano Chiaravalle – ndr). La sua storia è simile alla mia, entrambi partiti dai paesini per poi arrivare fino all’azzurro nel nome della pallamano.
Intervista a cura di Francesco Mandolini
ASD Pallamano Chiaravalle
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